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Il Presidente di CONFAPI, Cristian Camisa, commenta la proposta di introduzione del salario minimo, suggerendo di intervenire nella ‘giungla’ dei contratti esistenti, i quali prevedono livelli retributivi largamente inferiori a quelli del settore di riferimento.
Nel nostro Paese è tornato centrale il dibattito sul salario minimo, dopo la presentazione di una proposta di legge presentata da una parte consistente delle forze di opposizione in Parlamento.
Nel testo della proposta di legge, composta da 7 articoli, si individua la necessità di consentire ai contratti collettivi di aggiornarsi al Trattamento economico minimo, previsto per 9 euro lordi all’ora, entro l’ottobre 2024 (data ultima di recepimento della direttiva europeo sul salario minimo).
“In Italia, dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, sono troppi i contratti sottoscritti da sigle sindacali e datoriali non rappresentative che creano dumping tra le imprese e che in molti casi comportano retribuzioni basse per lavoratrici e lavoratori. Il tema, dunque, non è il salario minimo, ma la necessità di stabilire una volta per tutte e in maniera chiara e organica quali siano i contratti sottoscritti da sindacati e parti datoriali rappresentativi di lavoratori e aziende”.
“La contrattazione collettiva, spiega Camisa, è uno strumento formidabile. Tutti i contratti dell’industria che Confapi ha siglato con Cgil, Cisl e Uil sono oltre la soglia minima ipotizzata. Bisogna intervenire, quindi, nella giungla dei contratti che prevedono livelli retributivi largamente inferiori a quelli del settore di riferimento o che sono scaduti da anni e che non sono stati mai rinnovati.”
“Occorre, continua Camisa, una drastica diminuzione del numero dei contratti collettivi che hanno superato quota mille, facendoli sottoscrivere da chi ha reale rappresentanza. Confapi è una delle pochissime associazioni datoriali ad aver sottoscritto l’accordo sulla rappresentanza con CGIL, CISL, UIL, INPS e INL, uno strumento fondamentale per avere dati certificati sulla reale rappresentatività dell’Associazione.”
“Solo in questo modo, conclude il Presidente di Confapi, permetteremo ai lavoratori di avere salari decorosi, evitando contestualmente alle imprese una competizione impari”.