La Dottrina del Lavoro: aggiornamento al 2 Settembre 2024

La Dottrina del Lavoro: aggiornamento al 2 Settembre 2024

Corte Costituzionale: si applica la disciplina dell’impresa familiare anche al convivente di fatto

La Corte Costituzionale, con la Sentenza n. 148/2024, depositata il 25 luglio 2024, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 230-bis, terzo comma, del codice civile, nella parte in cui non prevede come familiare – oltre al coniuge, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo – anche il «convivente di fatto» e come impresa familiare quella cui collabora anche il «convivente di fatto».

Inoltre, in via consequenziale, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 230-ter del codice civile, che, introdotto dalla legge n. 76 del 2016 (cosiddetta legge Cirinnà), riconosceva al convivente di fatto una tutela significativamente più ridotta.

Consulta la Sentenza n. 148/2024 della Corte Costituzionale a questo link: https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?param_ecli=ECLI:IT:COST:2024:148

Corte di Cassazione: quali obblighi riguardanti la prevenzione infortuni in una S.P.A.

Con la Sentenza n. 22839 del 6 Giugno 2024, la Quarta Sezione della Corte di Cassazione penale ha affermato che in una società di capitali, gli obblighi riguardanti la prevenzione degli infortuni gravano su tutti i componenti del consiglio di amministrazione, salvo il caso comprovato di delega delle funzioni, a norma dell’art. 16 del decreto legislativo n. 81/2008 o di delega gestoria ai sensi dell’art. 2381 c.c.

Corte Costituzionale: quale ristoro per il lavoratore che subisce un’illegittima apposizione del termine

La Corte Costituzionale, con l’Ordinanza n. 155, depositata il 30 luglio 2024, ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’articolo 32 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (Collegato Lavoro) e, in via subordinata, dell’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300 (Statuto dei Lavoratori), sollevata, in riferimento all’art. 3 della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Siena, in funzione di giudice del lavoro.

Il Giudice di Merito aveva evidenziato una possibile disparità di trattamento del lavoratore che subisce un’illegittima apposizione del termine (o di nullità del contratto di somministrazione), rispetto al lavoratore illegittimamente licenziato, il quale ha la possibilità di esercitare la facoltà di chiedere al datore di lavoro l’indennità sostitutiva della reintegrazione nel posto di lavoro. Viceversa, l’ex lavoratore a termine ha, come ristoro, oltre alla conversione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro, una indennità onnicomprensiva nella misura compresa tra un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, avuto riguardo ai criteri indicati nell’articolo 8 della legge n. 604 del 1966 (numero dei dipendenti occupati, dimensioni dell’impresa, anzianità di servizio del prestatore di lavoro, comportamento e condizioni delle parti).

Consulta l’Ordinanza n.155 della Corte Costituzionale a questo link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/07/31/T-240155/S1

Corte di Cassazione: il contratto di appalto certificato non vincola il Giudice Tributario

Con l’Ordinanza n. 21090/2024, la Corte di Cassazione ha affermato che la certificazione di un contratto di appalto, avvenuta dinanzi ad un organo di certificazione individuato dal decreto legislativo n. 276/2003, non può limitare il Giudice Tributario dal poter qualificare l’operazione economica sottostante in maniera difforme da quanto risulta dalla medesima certificazione.

Corte di Cassazione: trasferimento illegittimo, licenziamento conseguente e successivo trasferimento

Con l’Ordinanza n. 18892/2024, la Corte di Cassazione ha affermato che ferma restando la necessaria ricollocazione del dipendente nel posto di lavoro da ultimo occupato nella struttura aziendale prima del trasferimento, in caso di successivo trasferimento non sono sufficienti le dimostrazioni delle esigenze tecnico, organizzative o produttive, in quanto non si potrà prescindere dalla prova della inutilizzabilità del lavoratore presso la sede di lavoro individuata dal giudice con la reintegra.

Corte di Cassazione: mancato versamento dell’IVA, i casi di non punibilità

Con la Sentenza n. 30532/2024, la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affermato che in caso di omesso versamento dell’IVA dovuto ad una crisi di liquidità non transitoria ed incolpevole, non trova applicazione la norma penale alla luce di quanto affermato dal decreto legislativo n. 87/2024 che è intervenuto sull’articolo 13 del decreto legislativo n. 74/2000, inserendo il comma 3-bis il quale afferma la non punibilità “se il fatto dipende da cause non imputabili all’autore, sopravvenute, rispettivamente, all’effettuazione delle ritenute o all’incasso dell’imposta sul valore aggiunto”.

  • 02 settembre 2024
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